La caduta dei Giganti (Gigantomachia)
Serie: Metamorfosi di Ovidio – Libro I, Tavola 7
Disegnatore: Hendrick Goltzius (1558–1617)
Incisore: Attribuito a Jacob Matham (1571–1631)
Data: Circa 1590
Tecnica: Incisione su rame su carta vergata filigrana visibile
Dimensioni: Foglio: ca cm. 29,5 × 26,5 Impronta lastra ca cm. 17,8 x 25,4
Collezioni: National Gallery of Art, Washington D.C.- British Museum, Londra
Descrizione della scena
In un tumultuoso scenario cosmico, i Giganti, armati e furenti, scalano il cielo per assalire gli dèi dell’Olimpo. In primo piano, due figure colossali guidano l’attacco: una con una corona sul capo, altra con mazza e scudo. Dai cieli, Giove scaglia un fulmine mentre altri dèi (tra cui si riconosce Minerva con elmo e lancia) affiancano l’azione. Le figure si agitano in pose complesse e muscolari, amplificando il senso di caos e potenza distruttrice.
Il mito della Gigantomachia
La Gigantomachia è la mitica guerra tra gli dèi dell’Olimpo e i Giganti, figli di Gea (la Terra), generati dal sangue di Urano. I Giganti tentarono di scalare l’Olimpo impilando monti l’uno sull’altro per detronizzare gli dèi. Tuttavia, furono sconfitti grazie all’intervento di Ercole e al potere dei fulmini di Zeus. La scena rappresenta un momento centrale della cosmogonia greca, simboleggiando il trionfo dell’ordine sul caos.
Lettura iconografica
La composizione riflette la grandiosità e la teatralità manierista. I corpi muscolosi e contorti, le diagonali dinamiche, l’intensità del gesto, mostrano la padronanza di Goltzius nel raffigurare l’anatomia in movimento. La confusione tra terra e cielo, tra uomini e divinità, è sapientemente orchestrata in un turbine di tensione. La tavola contiene una narrazione visiva compatta, ma straordinariamente leggibile, ricca di pathos eroico.
Goltzius e Matham
Hendrick Goltzius fu uno dei massimi interpreti del manierismo nordeuropeo. Dopo un incidente che gli compromise la mano destra, riuscì a sviluppare una tecnica grafica unica, apprezzata per precisione e forza espressiva. Jacob Matham, suo figliastro, fu uno dei suoi migliori allievi e incisore di fiducia. A lui si attribuiscono numerose incisioni tratte dai disegni di Goltzius, caratterizzate da una perfetta trasposizione della linea e della forza drammatica del maestro.