Emblema proveniente dall’opera “Icones ad veridicum Christianum”, pubblicata nel 1601 ad Anversa a fatica di P. Ioannis David (Jan David), un gesuita noto per le sue opere moralizzanti e devozionali. L’opera vanta oltre 100 incisioni del Maestro Theodoor Galle (1571-1633), figlio di Philippus Gallaeus (Philips Galle).
L’emblema in oggetto riporta il n.61, l’estratto ha le dimensioni di cm. 10,5 x 16. L’incisione risulta completa, ben marginata e ottimamente inchiostrata.
L’affascinante mondo dei Simboli e degli Emblemi
Le incisioni emblematiche dei secoli XVI e XVII affascinano con la loro capacità di fondere arte, simbolismo e insegnamento morale in un’unica immagine potente. Ogni scena, ricca di dettagli enigmatici e di elementi allegorici, sembra custodire un messaggio nascosto, un monito silenzioso che invita lo spettatore a decifrarne il significato. Queste tavole non si limitano a rappresentare, ma interpellano l’anima, spingendo a una riflessione profonda sulla condizione umana, sul destino ultraterreno e sulle conseguenze delle scelte morali.
Attraverso un linguaggio visivo fatto di chiaroscuri drammatici e architetture celesti o infernali, il lettore è trasportato in un universo dove la virtù e il vizio, la grazia e la dannazione si scontrano in un perenne equilibrio tra ammonimento e speranza. Il fascino di queste incisioni sta proprio nel loro potere evocativo, capace di parlare a chiunque sia disposto a osservare con attenzione, ponendosi domande sul senso della vita, sulla giustizia divina e sulla fragilità delle passioni umane.
Oggi, come allora, questi emblemi conservano intatta la loro forza comunicativa: non solo testimonianze artistiche del passato, ma specchi in cui ogni epoca può riflettersi, trovando in essi interrogativi sempre attuali.
Il Libro e il Maestro Incisore
Quest’opera fa parte della tradizione della letteratura emblematica cristiana, un genere che univa immagini simboliche a testi didascalici per trasmettere insegnamenti religiosi e morali. Il gesuita Jan David, in linea con la pedagogia della Compagnia di Gesù, utilizzava questi emblemi per guidare i fedeli nella meditazione e nella riflessione sulla vita cristiana.
L’opera si distingue per la qualità delle sue incisioni, realizzate da Theodore Galle (Theodoor Galle, 1571-1633), un incisore fiammingo noto per la sua collaborazione con artisti come Otto van Veen e per la sua abilità nel tradurre concetti morali in immagini dettagliate e suggestive.
Significato dell’Emblema
L’intestazione in latino “Plus sibi, quam aliis, invidus nocet.” significa “L’invidioso fa più male a sé stesso che agli altri.”
L’immagine è una rappresentazione allegorica dell’invidia e delle sue conseguenze autodistruttive:
- A → Un uomo alza la spada per colpire un altro, ma nel farlo si ferisce da solo. Simboleggia l’autodistruzione dell’invidioso, che nel tentativo di danneggiare gli altri finisce per essere il primo a soffrire.
- B e C → Due figure sofferenti, che rappresentano il tormento interiore e la corrosione spirituale causata dall’invidia.
- D → Un serpente che si morde la coda accanto a un teschio, chiaro simbolo dell’odio che consuma chi lo nutre e della vanità dei sentimenti negativi.
- E → Un uomo che cerca di spingere un pesante globo con spine, probabilmente un riferimento all’inutilità dello sforzo dell’invidioso, che si condanna a una fatica senza fine come il mitico Sisifo.
- F → Sullo sfondo, figure che sembrano bruciare in un paesaggio desolato, a rappresentare la dannazione eterna e la sofferenza dell’anima dominata dall’invidia.
La didascalia in latino sotto l’immagine ribadisce il concetto: “Quid lucra, obliquans socios livore maligno? Ipse tibi, ante omnes, sis carnificina doloris.”
Ovvero: “Quale vantaggio ottieni, avvelenando i tuoi compagni con la tua maligna invidia? Tu stesso, più di chiunque altro, diventi carnefice del tuo dolore.”
Le traduzioni in olandese e francese che seguono il testo latino mostrano come questo libro fosse destinato a un pubblico internazionale, in particolare ai fedeli cattolici dei Paesi Bassi e della Francia, territori chiave per l’evangelizzazione gesuita.
Il Ruolo dell’Incisore: Theodoor Galle
Theodoor Galle (1571-1633) era uno dei più raffinati incisori fiamminghi attivi ad Anversa tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo. Figlio di Philippe Galle, fu allievo e collaboratore di Otto van Veen, il maestro di Pieter Paul Rubens. La sua specialità era la realizzazione di incisioni per opere emblematiche e devozionali, in cui sapeva tradurre con precisione simboli complessi in immagini chiare ed evocative. Nel 1601, anno di pubblicazione dell’opera in questione, Theodoor era già un membro affermato della Corporazione di San Luca ad Anversa, avendo aderito nel 1595 e divenendo decano nel 1609. Philips Galle, sebbene fosse un incisore e editore di rilievo, aveva passato la gestione della bottega di famiglia a Theodoor nel 1612, anno della sua morte.
L’incisione di questo emblema è caratterizzata da:
- Un forte chiaroscuro, che accentua il dramma della scena.
- Un sapiente uso della prospettiva, che guida lo sguardo dello spettatore verso la profondità della composizione.
- Un’attenzione ai dettagli anatomici ed espressivi, che rendono i personaggi estremamente espressivi nel loro dolore o nella loro rabbia.
Galle non si limitava a illustrare il testo, ma ne amplificava il significato, facendo sì che l’immagine potesse comunicare il messaggio morale anche a chi non sapeva leggere.